TFR in Busta paga conviene?

tfrTFR in busta paga. A breve la scelta

Uno studio della UIL rivela che monetizzare il TFR in busta paga genera penalizzazioni di 330 euro medi l’anno
Fra pochi giorni milioni di italiani si troveranno di fronte alla scelta – per la prima volta in assoluto – di poter anticipare, quindi monetizzare, il proprio TFR mensilmente in busta paga. Tale novità, introdotta dalla Legge di Stabilità 2015 (art. 1, c. 26-34 della L. n. 190/2014), ha scatenato una serie di polemiche in merito alla convenienza o meno di tale opzione; anche perché chi decide per l’anticipo non potrà più tornare sui suoi passi, in quanto la scelta è irrevocabile fino al 30 giugno 2018.

Quindi, la domanda che molti si chiedono in questi giorni è questa: conviene realmente vedersi corrispondere il TFR ogni mese in busta paga? 

A questa domanda ha cercato di rispondere un recente studio della UIL (Unione Italiana del Lavoro), mettendo a confronto l’importo di TFR (annuo e mensile) che spetterebbe al lavoratore in caso di applicazione della tassazione separata, e quella che realmente spetta – se si sottoscrive l’opzione – in caso di applicazione dell’aliquota marginale IRPEF ordinaria.

Prima di illustrare i risultati dello studio appare opportuno precisare che la scelta è comunque soggettiva, in quanto nel breve termine crea più ricchezza per far fronte alle spese immediate.

Lo studio – Dopo aver simulato il calcolo del TFR su quattro tipologie di reddito (18.000, 23.000, 25.000 e 35.000), è emerso che monetizzare il trattamento di fine rapporto non conviene. Non solo. L’effetto che esso crea è devastante. Infatti, l’opzione fa incrementare il reddito ISEE a cui sono legati molteplici servizi sociali (quali tasse universitarie, asilo nido, ecc.).
Giusto per fare un esempio, a Milano con un ISEE di 12.500 euro la retta dell’asilo nido è di 103 euro mensili; ma se si supera anche di 1 euro tale soglia, la tariffa schizza a 232 euro mensili.
Inoltre, il maggior importo in busta paga derivante dall’anticipo del TFR, andrà a incidere anche sulle detrazioni d’imposta oppure per gli assegni familiari. Basti pensare che solo di detrazioni fiscali, per un reddito di 23.000 euro si ci rimette poco più di 23 euro al mese (280 euro annui).

IRPEF – Osservando più da vicino lo studio UIL con particolare riferimento alla tassazione da applicare sull’IRPEF, è emerso che l’aliquota marginale IRIPEF ordinaria (cioè quella che realmente si applica in caso di scelta del TFR in busta paga) genera un aumento di tasse da pagare allo Stato.
Infatti, su un reddito di 23.000 euro lordi si applicherà l’aliquota del 27% (al posto del 23,9% in caso di tassazione separata). In termini economici ciò significa che su un TFR lordo di 1.589 euro, l’IRPEF da trattenere è di 429 (anziché 380 euro in caso di tassazione separata).
Mentre per un reddito lordo annuo di 35.000 euro, su un TFR lordo di 2.418 si applicherà il 38% (tassazione ordinaria), anziché il 25,3% (tassazione separata). Nel primo caso quindi l’IRPEF da trattenere è di 919 euro, mentre nel secondo è di 612 euro.

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