La tassazione degli youtubers

LA TASSAZIONE DEGLI YOUTUBERS

C’è un fenomeno esploso in questi ultimi anni: quello degli youtubers, che ricevono compensi da parte dei produttori di videogiochi in cambio di visibilità ai loro titoli. Ma come si inquadrano nel nostro sistema tributario?

Premessa – Negli ultimi anni un metodo che sta riscuotendo un enorme successo in termini di pubblicità on line è quello legato alle campagne di advertising dei video all’interno di YouTube.

In pratica, il meccanismo è semplice, si inserisce un video all’interno della piattaforma video e poi, aderendo ad uno specifico programma di affiliazione pubblicitaria, saranno pubblicate prima del video varie inserzioni pubblicitarie: più il video ottiene visualizzazioni maggiori saranno i guadagni pubblicitari del proprietario.

Profili fiscali – Ma questa modalità di guadagno come si inserisce nel nostro sistema tributario?

YouTube (detenuta sempre da Google e con sede in USA) ha infatti creato un proprio programma di affiliazione “You tube Partner Program”, che permette agli utenti in possesso di determinati requisiti di accedere alle funzioni di monetizzazione pubblicitaria.
Youtube consente la partecipazione al programma soltanto agli utenti che possono vantare un certo numero di views (almeno 1.000).
La pubblicità viene inserita sia all’inizio del filmato con un video della durata di 20 secondi, sia durante l’esecuzione del filmato con dei banner posizionati in basso per una trentina di secondi.
YouTube remunera i video in base al “Cost per Mile”, ossia la somma che gli sponsor versano al sito per visualizzare i propri banner o spot ogni 1.000 visualizzazioni del video. La somma che spetta agli YouTuber per gli introiti pubblicitari è legata a quanto pagano gli sponsor, e la cifra può variare di mese in mese. Se nessun utente clicca sui banner pubblicitari i ricavi che si possono ottenere sono solamente quelli derivanti dalle impressions, ma se gli utenti cliccano sul video pubblicitario, si potranno percepire anche i guadagni da “Pay per Click“.
L’attività di gestione di banner pubblicitari all’interno di un sito web o di un video internet, da un punto di vista fiscale, dovrebbe del resto essere considerata un’attività economica di tipo abituale, e come tale dovrebbe essere necessariamente gestita attraverso l’apertura di una partita Iva. Questo in quanto l’attività di gestione dell’advertisement avviene per 365 giorni l’anno, in quanto i video rimangono su Youtube per un tempo illimitato.
Esercitare l’attività di gestione di campagne pubblicitarie online è considerata inoltre attività commerciale e come tale si dovrebbe essere tenuti a versare contributi fissi all’Inps per oltre €. 3.200 annue, suddivise in rate trimestrali.
Quanti Youtuber adempiono a tali obblighi? Credo molto pochi.

Conclusioni – In conclusione, se si considera che ogni minuto vengono caricate sul portale Youtube circa 100 ore di video diversi, e che ogni istante milioni di persone da tutto il mondo si riversano sul portale per guardare i video che preferiscono, il fenomeno potrebbe anche valere parecchio.

E allora alcuni quesiti possono essere illuminanti (validi peraltro anche per gli sviluppatori di app per giochi on line):

  1. E’ stata aperta partita Iva? La legislazione italiana prevede l’obbligo di aprire partita Iva (ed adempimenti connessi) quando si svolge in maniera abituale un’attività di lavoro autonomo, anche se non esclusiva o continuativa. Per quanto riguarda l’attività di impresa, questa si può ritenere “per definizione” abituale e continuativa (chi vende lo fa in maniera si presume abituale, per averne un guadagno).
  2. Vengono dichiarati i guadagni in UNICO/730? Ne dubito fortemente, anche considerato che, se non hanno aperto una partita Iva e si fanno versare i proventi su un conto estero, sono praticamente dei “fantasmi” per il Fisco italiano.
  3. Lo sviluppatore app android o lo youtuber è inquadrato come impresa o come professionista? Se anche facessero tutte queste cose, è probabile che abbiano aperto una partita Iva e dichiarato i relativi proventi come liberi professionisti. Ma l’inquadramento corretto in questi casi sarebbe probabilmente quello di impresa, il cui regime contributivo Inps è senz’altro più pesante (contributi fissi INPS, mentre come professionista è possibile iscriversi alla gestione separata INPS e contribuire in maniera variabile sul reddito).

Insomma, un mondo da esplorare.

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