Whistleblowing anche in Italia è legge

WHISTLEBLOWING ANCHE IN ITALIA È LEGGE

WHISTLEBLOWING Alla lettera si traduce con «soffiare il fischietto» e per estensione, il significato del termine è «soffiata». L’importazione è americana ed è proprio dal diritto statunitense che proviene come istituto giuridico. Il whistleblowing altro non è che la denuncia di attività illecite nell’amministrazione pubblica o in aziende private, da parte del dipendente che ne sia venuto a conoscenza. E da qualche giorno, anche in Italia, la denuncia di illeciti sul lavoro è legge e si chiama proprio così.

Il via libera della Camera – Il testo, composto da tre articoli, è passato alla Camera dei Deputati con 357 voti favorevoli (Pd, M5S, FdL e Lega), 46 contrari (Forza Italia e Direzione Italia) e 15 astenuti, a pochi minuti da mezzogiorno, il 15 novembre. Dopo 4 anni di lavoro e un anno di stallo al Senato. È la prima vera e propria norma in Italia che introduce uno strumento di tutela legale usato per segnalare – all’autorità giudiziaria, alla Corte dei conti, all’Autorità nazionale anticorruzione o al responsabile nella propria azienda – un eventuale pericolo sul posto di lavoro, frode, danno ambientale, false comunicazioni sociali, illecite operazioni finanziarie, casi di corruzione, concussione o negligenza medica. Così, d’ora in poi, il whistleblower – colui che segnala – sarà più garantito e con le ultime modifiche apportate al provvedimento, all’articolo 2, la tutela si estende per la prima volta anche al settore privato. Dopo la denuncia, il lavoratore non potrà essere in alcun modo sanzionato, demansionato, licenziato, trasferito o sottoposto a ritorsione e soprattutto la sua identità rimarrà anonima. Con la nuova disciplina, inoltre, è previsto il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento e la nullità di qualsiasi atto discriminatorio o ritorsivo nei riguardi del whistleblower.

La legge dice pure che se il datore di lavoro ti licenzia perché hai “spifferato”, dovrà dimostrare che il motivo non è la tua soffiata (tecnicamente si chiama: “inversione dell’onere della prova”). E se viene fuori che il capo ti licenzia o mobbizza, dovrà pagare una sanzione, fino a 50 mila euro e ad essere sanzionati anche il responsabile anticorruzione, qualora non avesse dato il giusto seguito alla segnalazione.

WHISTLEBLOWING

La benedizione delle istituzioni – «Una norma di civiltà» a detta dell’Autorità Nazionale Anticorruzione che solo nel 2017 ha ricevuto ben 260 segnalazioni; «perché chi segnala illeciti di cui è venuto a conoscenza sul luogo di lavoro non può essere lasciato solo», precisa Raffaele Cantone, presidente Anac.

«Sono felice, in questi anni ho ascoltato decine di cittadini onesti che hanno fatto il proprio dovere denunciando la corruzione sul posto di lavoro» afferma Francesca Businarolo, firmataria della legge, del MoVimento Cinque Stelle. «La loro ricompensa è stata spesso, il mobbing e in molti casi il licenziamento – continua la Businarolo –storie di sofferenza ma soprattutto di grande dignità civile. E la legge è dedicata proprio a tutte queste persone, che rendono l’Italia un paese migliore. Era necessario dare uno scudo protettivo ai cittadini che vogliono impedire che la corruzione si infiltri in ogni angolo del pubblico e del privato. Da oggi abbiamo un piccolo pezzo in più di legalità, la strada rimane lunga, ma siamo fiduciosi che la maggioranza dei cittadini è onesta e vuole poter vivere in una società libera da corrotti e corruttori» conclude la parlamentare.

La corruzione sul posto di lavoro, come piaga europea – Non è solo l’Italia a rivedere finalmente le proprie leggi in favore dei whistleblower. Negli ultimi mesi le istituzioni europee si sono mostrate particolarmente attive nel riconoscere il determinante contributo dei segnalanti nel prevenire la corruzione.

leggi anche Buste paga pagamenti in contanti addio

Una recente analisi pubblicata dalla Commissione Europea ha dimostrato che nei Paesi che hanno messo in piedi un apparato normativo che tuteli chi segnala illegalità e corruzione, i costi sono ben inferiori ai vantaggi economici derivanti dalle segnalazioni stesse. Lo studio stima infatti in una cifra compresa tra i 5,8 e i 9,6 miliardi di euro i vantaggi potenziali derivanti da una effettiva ed efficace protezione dei whistleblower a livello continentale. In attesa che la Commissione europea sveli il suo piano, intanto, il Parlamento ha votato a maggioranza il 24 ottobre un rapporto che – seppur non vincolante – ribadisce la necessità di una protezione a livello continentale che non riguardi solo specifici ambiti professionali o settori economici, ma che sia orizzontale e tuteli tutti quei lavoratori che oggi, facendo il loro dovere nell’interesse pubblico, rischiano di subire torti e ritorsioni.

 

(Visited 30 times, 1 visits today)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *