L’INAIL ha pubblicato sul proprio sito il “Documento sull’analisi di rischio e le misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nelle attività ricreative di balneazione e in spiaggia” nonché l’analogo documento per il settore della ristorazione.
Entrambi i documenti, redatti dall’INAIL in collaborazione con l’Istituto superiore della sanità (ISS), sono stati approvati dal Comitato tecnico scientifico (CTS) istituito presso la Protezione Civile nella seduta del 10 maggio 2020.

Prima di entrare nell’analisi delle indicazioni contenute, occorre però precisare di cosa si tratta, secondo quanto lo stesso INAIL chiarisce nel comunicato stampa: sono “documenti che hanno lo scopo di fornire elementi tecnici di valutazione al decisore politico circa la possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio”.
È allora importante cogliere un punto: si tratta di documenti scientifici finalizzati a coniugare la riapertura con l’obiettivo di garantire la salute e sicurezza sia degli operatori che dei consumatori, ma non entrano in aspetti di sostenibilità economica che riguardano integralmente il legislatore.
È quest’ultimo, perciò, a valutare se le indicazioni di carattere tecnico sono integralmente da cogliere alla luce di valutazioni che non spettano all’organo tecnico (si pensi in particolare ai 4 metri di spazio per ogni avventore dei ristoranti).

Entrambi i documenti sono suddivisi in tre parti: l’analisi del contesto, una parte dedicata sostanzialmente alla sicurezza dell’utenza e un’ultima parte dedicata alle misure di sicurezza per i lavoratori.

Il documento relativo alla ristorazione (che è assai prudente nel premettere che le indicazioni “sono di carattere generale, rimandando agli enti preposti per settore ed alle autorità competenti la declinazione di specifiche indicazioni attuative”) indica la necessità di “un limite massimo di capienza predeterminato, prevedendo uno spazio che di norma dovrebbe essere non inferiore a 4 metri quadrati per ciascun cliente”. Tale considerazione, con l’indicazione che lo spazio fra i tavoli non può essere inferiore a due metri, ben illustra la valenza eminentemente tecnica del documento.
Curioso notare che il documento non prevede la possibilità di ridurre le distanze nel caso di persone che già coabitano, perché, a dire degli estensori, “non è possibile predeterminare l’appartenenza a nuclei in coabitazione”.

È interessante notare che nel documento sulla balneazione, viceversa, con riferimento allo stesso tema delle distanze, si precisa che “le distanze interpersonali possono essere derogate per i soli membri del medesimo nucleo familiare o co-abitante”.

Sul tema della sicurezza dei lavoratori, particolare importanza viene data, nella ristorazione, all’informativa da dare al personale, che non è solo quella di carattere generale sul rischio da coronavirus, ma deve riferirsi sia alle specifiche norme igieniche da rispettare durante l’attività lavorativa, sia all’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.
Con particolare riferimento a ciò, il personale di cucina deve indossare tassativamente la mascherina chirurgica ove sia in condivisione di spazi confinati e per quanto possibile deve utilizzare anche i guanti in nitrile: pari accortezze deve avere il personale addetto al servizio ai tavoli.
Anche il personale addetto alla cassa deve usare la mascherina chirurgica e il documento contiene anche la previsione di barriera di separazione, ad esempio in plexiglas.

Il documento relativo alle spiagge, oltre all’analisi di contesto, conferma la necessità di distanze tra gli utenti, se è vero che la distanza minima tra le file degli ombrelloni deve essere pari a 5 metri e quella tra gli ombrelloni della stessa fila non deve essere inferiore a 4,5 metri.
Anche il personale richiesto per la gestione dello stabilimento è numeroso, se è vero, ad esempio, che “l’accompagnamento alla zona ombreggio deve essere effettuato da personale dello stabilimento adeguatamente formato, che informi la clientela sulle misure da rispettare” e, in generale, le indicazioni fornite richiedano sempre l’utilizzo di personale ad hoc: si pensi, ad esempio, all’indicazione sulla “continua vigilanza sul distanziamento sociale da parte dei bambini” o alla pressoché continua sanificazione di attrezzature, docce, servizi igienici ecc.

Assai complessa risulta la gestione delle spiagge libere tenuto conto che si prevede, ad esempio, la prenotazione degli spazi con apposite app e la delimitazione di ogni singolo spazio con nastro.
In conclusione, il documento raccomanda di concentrare i messaggi all’utenza sulla necessità di rispettare regole rigorose e sulla diversità di fruizione delle spiagge rispetto agli anni precedenti.

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